Il nome Gradiva è un riferimento alla ben nota Gradiva di Jensen e Freud. Nella novella di Jensen, si racconta che un giovane archeologo, Norbert Hanold, visitando un museo di Roma, scoprì un bassorilievo che lo colpì a tal punto da procurarsi un calco e appenderlo nel suo studio. Il bassorilievo rappresenta una figura femminile nell’atto di camminare, con una grazia così naturale da indurre l’archeologo a darle un nome: Gradiva, ovvero “colei che risplende nel camminare”.
Attualmente il bassorilievo è custodito al Museo Chiaramonti (Musei Vaticani) e, in realtà, è parte di una composizione che prevede una triade femminile avanzare da destra contrapposta ad altre tre fanciulle raffigurate su rilievi ora in diversi musei: sono le cosiddette Horai e Aglauridi, gruppo di divinità che rappresentano la rinascita alla vita dal mondo delle tenebre delle regioni ctonie. Riferimenti a queste divinità si ritrovano nel santuario di Asclepio ed Epidauro dove i sacerdoti praticavano una forma aurorale di terapia attraverso la significazione dei sogni.
Proprio per questo, Gradiva ha evocato e promosso nella storia dei fondatori dell’Associazione l’idea di un progetto associativo, in cui il gruppo è considerato una risorsa fondamentale sia nel lavoro d’equipe, sia nel lavoro del piccolo gruppo a funzione analitica con i pazienti.
La Gradiva che l’Associazione rappresenta nel suo logo, si muove, al contrario dell’immagine originale, verso destra, a significare l’integrazione attiva tra esperienza e conoscenza, con lo scopo di evocare l’idea di un processo trasformativo, incalzato dall'esplosione di colore che si sostituisce al volto pietrificato della Gradiva tradizionale.
Scarta la tua memoria, scarta il tempo futuro del tuo desiderio. Dimenticali entrambi, in modo da lasciare spazio ad una nuova idea.