Blu . Ginevra. Ginevrablù.
Duecentocinquantacinque pagine in-interrotte, che non consentono respiro, trascinano il lettore nella mente di una ragazza diciassettenne, Ginevra, per tutti Blu fin da bambina, alla prese con il suo doppio e con quella legge degli opposti che pretende di ordinare una realtà complessa e sfaccettata, altrimenti perturbante e disorientante.
L’autrice, Giorgia Tribuiani, non è alle prese con la riproduzione dei pensieri della protagonista, ma da voce ad un testo che, per forma e contenuto è esso stesso un’azione artistica, che coinvolge tempo, spazio e corpo, attraverso il medium della parola, attraversando il lettore con emozioni e pensieri spiacevoli, claustrofobici, e lasciandolo soggiornare (con la speranza di uscirne presto e almeno in parte indenni) nel luogo sgradevole che è la mente della sua protagonista.
Blu, infatti, è appunto una ragazza di diciassette anni, che frequenta il liceo artistico, ed è alle prese con pensieri ed azioni dalla forma ossessiva e controllante. Conta uno, due, dieci, cento volte, per dar pace ad una mente che sente la paura del cambiamento catastrofico, nella (sua) certezza, come direbbe Bion, che si trasformi in catastrofe. Perché Blu è certa che catastrofi accadranno e che vedranno morire (o la vedranno desiderare di veder morire) la madre, che fin da quando lei era bambina lavora molto e Blu ne sente l’assenza, o il padre, separato dalla madre e che ha una nuova compagna e una nuova figliastra (Lea); o ancora il fidanzato Roberto che lei non ama più ma non può dirlo, che non la soddisfa sessualmente, ma non può ucciderlo. Perché ha paura dei suoi pensieri aggressivi, e come dirà la sua professoressa, non perdona la bambina che è stata e che non aveva altro modo per salvarsi, non perdona Ginevra, la bambina cattiva e non ubbidiente, la bambina che fa pensieri cattivi, la bambina arrabbiata.
Fino all’apice dell’ossessione, quando incontra Dora Leoni, un’artista dalla vita sentimentale alquanto deragliante, che ipnotizza Blu con le sue performance disorientanti.
È lì, dove può accadere un disastro, lì, proprio nell’eccesso, al margine del delirio, e all’apice del caos, che, non per un lavaggio purificatore o per una pena inflitta nella stanza delle Punizioni, ma per la parola di una professoressa comprensiva, che desatura il caos, e crea uno spazio di pensiero, che Blu si vedrà coinvolta in un fenomeno trasformativo, di crescita mentale, di pre-apertura all’altro, punto di partenza per una evoluzione. In Introduzione al Pensiero di Bion, gli autori riportano testualmente:
"Il cambiamento catastrofico costituisce un fenomeno evolutivo, di crescita mentale. Si può paragonare ad un’esplosione che trasforma un momento pre-catastrofico in un altro post-catastrofico, ricco di emozioni. È associato perciò ad una trasformazione. Non è un disastro, ma il punto di partenza di un’evoluzione (…). Sebbene si tratti di una situazione emotiva profonda, si intreccia con un sentimento di crisi che si può cogliere sia nella vita psichica che nel gruppo e nella società." (Grinberg L. Sor D. Tabak De Bianchedi E., 1993).
Così, insieme a Blu, riapri gli occhi. Li tiri fuori dalla fessura e stai già telefonando al numero che lei ti ha lasciato.
Pronto?
Ciao professoressa, la disturbo?
Resta un attimo in silenzio, dice: Sei Ginevrablù?
Dici: No.
Sono Ginevra.